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Il
mobile, nel senso moderno, nasce nel Quattrocento e Cinquecento con
lo stile "Rinascimentale", che si forma inizialmente a Firenze. È in
questo periodo che il mobilio fiorentino prima e quello romano poi risentono
del recupero del patrimonio artistico e culturale delle antiche civiltà
greca e romana. Il mobile polifunzionale e smontabile del Medioevo,
adatto a tutte le stanze e a tutte le situazioni, viene così sostituito
da vari tipi di mobili con caratteristiche e forme precise e diverse
a seconda dell'uso al quale sono destinati. Dal punto di vista tecnico
il mobile rinascimentale, quasi sempre in massello di noce, vedeva i
vari elementi tenuti assieme da chiodi in ferro o da semplici incastri,
mentre l'uso della colla era sconosciuto. I contenitori avevano schienali
composti da più assi disposte orizzontalmente e inchiodate sullo spessore
dei fianchi. Anche i cassetti venivano per lo più assemblati con chiodi
di ferro. In questo periodo il legno più impiegato è il noce, anche
se era assai diverso da quello che viene usato oggi. Infatti a quel
tempo la richiesta di legname non era ancora sviluppata come ai giorni
nostri, gli alberi avevano così modo di crescere tanto che il loro tronco
arrivava a superare facilmente il metro di diametro: ciò consentiva
di tagliare assi molto larghe da impiegare nella costruzione dei mobili.
Il legno poi, attraverso questa lunga crescita, veniva ad assumere un
colore uniforme, molto scuro e di una morbida tonalità rossastra. Per
lavorare il legno l'ebanista utilizzava la sega, i cui segni irregolari
e profondi sulla superficie del legno, nelle parti a vista, venivano
eliminati con lo sgrossino, una sorta di pialla con la lama a mezzaluna,
e carteggiati con un pezzo di vetro. Forme particolari venivano realizzate
con il tornio a pedale ed altri attrezzi da intaglio. Le tecniche decorative
più usate erano l'intaglio (a mezzo rilievo o a tutto tondo), l'intarsio
(pittorico con fiori, animali, e altre figure o alla certosina, di tipo
geometrico, con tessere piuttosto spesse battute a secco o fissate con
sottilissimi chiodini), la radicatura (con la radica tagliata in forti
spessori per rivestire le superfici o creare piccoli pannelli) e la
doratura (ottenuta con foglia d'oro stesa su un fondo preparato in gesso).
L'opera era completata dalla lucidatura con cera d'api. Il mobile tipico
era costituito dal cassone per riporre gli abiti, che era generalmente
costruito con tavole di noce, di quercia o di castagno spagnolo e, in
ossequio all'antica Roma, assumeva spesso la forma del sarcofago. Diffusi
erano anche i cassoni bombati (la curvatura era ottenuta scavando direttamente
il massello), che venivano costruiti senza innesti: i vari elementi
erano infatti tenuti insieme con chiodi di ferro. Un terzo tipo di cassone
era costituito da quello detto alla certosina per via della decorazione
a motivi geometrici ottenuti con intarsi in avorio, ebano e madreperla
battuti a secco: diversamente dai precedenti questo tipo di cassone
era tenuto insieme con incastri a coda di rondine molto precisi. I motivi
della decorazione erano generalmente presi dall'architettura classica
e dalla mitologia, con animali dipinti o intagliati. Tra i decoratori
dei cassoni vi furono spesso alcuni fra i maggiori pittori del Rinascimento.
Coll'andare del tempo la doratura e la pittura sofisticata cedette il
posto agli eleganti pannelli scolpiti in altorilievo. Nel Cinquecento
si diffonde anche, nelle case italiane più ricche, l'uso di sedie al
posto degli sgabelli e delle panche, mentre i ripiani dei tavoli e i
pannelli delle porte vengono talvolta intarsiati con pietre pregiate
e marmi. A partire dalla seconda metà del Cinquecento la sedia più diffusa
è quella bergamasca, che prende il nome dal suo principale centro di
produzione anche se viene realizzata in tutta l'area centro-settentrionale:
di struttura semplice e robusta, è imperniata su quattro gambe in massello
di noce, con le due posteriori che sono ricavate da un unico pezzo di
legno. Queste sedie recano spesso un marchio a fuoco, fatto con un punzone,
che sta ad indicarne l'appartenenza. Il tavolo, che in precedenza era
costituito da assi appoggiate su cavalletti, col Rinascimento diventa
una struttura fissa con il tavolo detto fratino: lungo e stretto, sempre
in legno di noce tagliato a grande spessore, è sostenuto da grossi pilastri
a sezione quadrata, mentre una traversa in legno lo percorre nel senso
della lunghezza a fare da poggiapiedi. Solo verso la fine del Cinquecento
comincia ad apparire il tavolo a quattro gambe. I letti restano delle
semplici strutture lignee celate da belle stoffe, anche se non mancano
letti più complessi con colonne d'angolo scolpite. Qualunque sia la
sua forma, il letto rinascimentale è in genere singolo, a una piazza
e mezzo, e il materasso è sostenuto da assi che poggiano su due listelli
inchiodati a dei longheroni laterali oppure ad un reticolo di corde
incrociate. I motivi ornamentali, che nel Quattrocento si rifanno al
classicismo, nel Cinquecento diventano eccessivamente elaborati e confusi.
Se nell'Italia settentrionale permangono ancora certe forme del gotico
fiorito, a Napoli e in Sicilia diventano prevalenti le influenze moresche.
Lo stile rinascimentale italiano diventa così importante e influente
da diffondersi rapidamente anche in Francia dove, assumendo verso la
fine del Cinquecento caratteristiche proprie, prende il nome di stile
Renaissance. |